
Una monetina nella Fontana di Trevi
Roma è così: mentre cammini distrattamente per le stradine del centro, ad un tratto ti ritrovi davanti ad un capolavoro che, anche se hai già visto tante volte, non puoi fare a meno di fermarti ad ammirarlo di nuovo.
Sto parlando in questo caso della Fontana di Trevi, monumento in stile rococò iniziato da Nicola Salvi nel 1732 e completato nel 1762 da Giuseppe Pannini durante il pontificato di Clemente XII, che è ora tornata a splendere dopo 17 mesi di restauro, finanziato da Fendi e costato 2 milioni e 180 mila euro. Un restauro che è stato interamente “made in Italy”, con tre ditte italiane impegnate, tecnici della sovrintendenza e un progetto di ripristino tra i più innovativi che ha consentito la fruizione del monumento anche durante i lavori, regalando agli oltre 3 milioni di visitatori uno sguardo unico sulla Fontana. Ora la fontana può essere ammirata anche di notte, grazie alle 90 nuove lampade Led installate da Acea che riescono a valorizzare pienamente l’opera simbolo della Dolce Vita. Anche chi non è mai stato a Roma conosce infatti la Fontana di Trevi, grazie alla celebre scena del film di Federico Fellini, La Dolce Vita: ricordate quando Anita Ekberg si tuffa nella vasca, invitando Marcello Mastroianni a fare lo stesso? Ecco, gli scogli che li circondano sono quelli scolpiti nel marmo della fontana romana!
Fontana di Trevi: la storia del nome
La fontana è alimentata da uno dei più antichi acquedotti romani, quello dell’Acqua Vergine, che risale ai tempi dell’imperatore Augusto. Il nome “Trevi” dato alla fontana sembrerebbe essere collegato proprio all’acquedotto: secondo un’ipotesi dipende dal fatto che nel Medioevo l’acquedotto dell’Acqua Vergine sia stato allacciato ad alcune fonti vicine alla città, poste in una località chiamata “Trebium”. La seconda ipotesi invece farebbe riferimento al punto terminale dell’Aqua Virgo che si trovava sul lato orientale del Quirinale, nei pressi di un trivio (“Treio”, nella lingua dell’epoca): al centro dell’incrocio venne realizzata una fontana con tre bocche che riversavano acqua in tre distinte vasche affiancate, secondo quanto risulta da documenti del 1410 che rappresentavano graficamente la “Fontana del Treio” (o “di Trevi”).
Fontana di Trevi: Oceano e le allegorie
Al centro della fontana è rappresentato Oceano, che guida un cocchio a forma di conchiglia trainato da due cavalli alati, uno detto “agitato” (a sinistra) e l’altro “placido”, che rappresentano i momenti del mare, a volte calmo e a volte agitato. a loro volta guidati da due tritoni. Accanto ai cavalli ci sono due tritoni, mentre al lato destro di Oceano è posta la statua della Salubrità, a sinistra quella dell’Abbondanza. Sopra le due nicchie, vi sono invece due pannelli a bassorilievo, raffiguranti Agrippa nell’atto di approvare la costruzione dell’acquedotto dell’Aqua Virgo (a sinistra, sopra l’Abbondanza) e la “vergine” che mostra ai soldati il luogo dove si trovano le sorgenti d’acqua. Sopra le 4 colonne si trovano statue allegoriche: l’Abbondanza della frutta, la Fertilità dei campi, la Ricchezza dell’Autunno e l’Amenità dei giardini. Nel mezzo, proprio sotto lo stemma araldico di Papa Clemente XII, c’è un’iscrizione commemorativa-inaugurativa fatta apporre dal pontefice. Infine, un particolare curioso: sulla sinistra della fontana, sul parapetto, è stato scolpito un grande vaso di travertino, chiamato dai romani “Asso di coppe” per la forma. Secondo le voci dell’epoca, Nicola Salvi, stanco di un barbiere che aveva una bottega lì a fianco e che quotidianamente criticava il lavoro dell’architetto, pose quel vaso, che rappresenterebbe proprio uno dei contenitori che usavano i barbieri, per disturbare la vista del critico.
La monetina nella Fontana di Trevi
Prima di allontanarvi da Fontana di Trevi è d’obbligo però un gesto: voltarsi con le spalle alla piscina rettangolare e lanciare una monetina. Non importa il valore, l’importante è esprimere un desiderio: quello di tornare a Roma. Il rito potrebbe essersi diffuso a partire dalla seconda metà dell’Ottocento ad opera del circolo degli intellettuali tedeschi presenti a Roma, che ripresero l’uso antico e propiziatorio di offrire doni, tra cui monete, alle divinità presenti nelle acque, come per i pozzi dei desideri. La tradizione divenne famosa nel resto del mondo grazie alle canzoni “Three Coins in The Fountain” e “Arrivederci Roma”. Le monete che vengono gettate nella Fontana vengono poi raccolte e devolute in beneficenza alla Caritas Diocesana di Roma per opere di solidarietà e per aiutare i senzatetto.
E allora se passate per Roma e desiderate tornarci, fate tappa alla Fontana di Trevi e lanciate una monetina. Chissà che il vostro desiderio non si avveri!


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La Folle
Bellissimo e interessante questo post dedicato alla Fontana di Trevi 🙂 sono romana ma non sapevo tutta la storia che c’è dietro!
arturodebirds
Grazie! Anche io ho scoperto qualcosa in più proprio documentandomi e chiedendo dopo aver visto la “nuova” fontana di Trevi restaurata!