tolfa veduta
Lazio

Gita a Tolfa: visita al borgo medioevale famoso per la borsa di cuoio

Nei dintorni di Roma c’è davvero l’imbarazzo della scelta per organizzare gite, anche di poche ore, e scoprire piccoli tesori da valorizzare. Come Tolfa, borgo medioevale le cui testimonianze risalgono agli inizi del IX secolo e che si sviluppa ai piedi della sua Rocca. Per visitare Tolfa arrivando da Roma (nel complesso ci vuole un’oretta circa) si sale nell’ultimo tratto una strada davvero stupenda, tra sassi che ricordano i paesaggi sardi, mucche, pecore e cavalli.

I Monti della Tolfa

A caratterizzare questa zona sono i Monti della Tolfa, noti per la presenza di numerosi minerali, tra cui l’alunite, da cui si estrae l’allume, un sale in passato molto utilizzato soprattutto nell’industria tessile ma anche in medicina.

I giacimenti di allume vennero scoperti a metà del 1400 circa e il loro sfruttamento andò avanti almeno fino al XVIII secolo, quando l’avvento della nuova industria meccanica segna la fine dell’industria di produzione dell’allume di Tolfa.

tolfa gatto

L’arrivo a Tolfa

Una volta arrivati a Tolfa si può parcheggiare in Piazza Vittorio Veneto, detta anche Piazza Nuova. Ci sono i parcheggi con strisce blu, a pagamento, ma con 2 euro si può rimanere tutta la giornata.

Per iniziare a visitare Tolfa, si può imboccare Via Roma, la strada principale con le caratteristiche botteghe artigianali e gastronomiche. Si raggiunge quindi Piazza Matteotti, nota anche come Piazza Vecchia. È la prima piazza rinascimentale e cuore del centro storico di Tolfa. Nel 1888 si arricchì del primo acquedotto e quindi di una fontana.

tolfa vicolo

La Rocca Frangipane: visitare Tolfa dall’alto

Impossibile a questo punto non notare i resti della Rocca Frangipane, che dominano il borgo dall’alto. Il castello di Tolfa è una rocca medioevale che risale al IX secolo d.C., ristrutturato nel 1448 – insieme alle mura del borgo – dai fratelli Pietro e Ludovico.

visitare tolfa gita

visitare tolfa roccaLe mura perimetrali sono ancora visibili e in buono stato di conservazione, ed è possibile addentrarsi all’interno della rocca per ammirare Tolfa dall’alto. Per raggiungere la Rocca basterà seguire le indicazioni da Piazza Matteotti. Bisogna salire un po’, ma la strada è piuttosto agevole e molto suggestiva, snodandosi tra vicoli abitati da gatti di ogni foggia e colore e rallegrati da fiori di campo.

La prima immagine della Rocca di Tolfa Vecchia risale al 1201 e si tratta di un disegno Margarita Cornetana, quando i Tolfetani si sottomettono a Cornerò. Tuttavia vi sono documenti che ne testimonierebbero la presenza anche nel 1037, durante la battaglia tra Guelfi e Ghibellini di Tolfa, Vetralla e Corneto. Nel XVI secolo, con il territorio in pace, la Rocca perse il suo valore tanto da essere definita dal poeta Annibal Caro “un pezzo di sfasciume”. Tuttavia, nel 1799 la Rocca fu utile ai tolfetani che rifiutarono di arrendersi all’esercito della Repubblica Francese, guidato da Napoleone, che aveva conquistato il territorio.

Visitare Tolfa: monumenti e testimonianze tra le vie del borgo

Proprio ai piedi della rocca si trova la Chiesa del santuario della Rocca, di origine medievale e chiamata anticamente Sacta Maria de Arce. Questa chiesetta, piccola nella dimensione ma molto suggestiva nella facciata che si impone verso il cielo,sembra quasi abbracciata dal colle. All’interno, sull’altare maggiore, si trova l’immagine della Vergine della Pietà seduta tra i santi Bartolomeo ed Emidio che stringe tra le sue braccia il corpo di Cristo deposto dalla Croce, il dipinto è stato attribuito ai fratelli Carracci.

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Scendendo verso il borgo si incontrano la Collegiata di Sant’Egidio, patrono di Tolfa, e il Palazzaccio, cioè l’antico Palazzo comunale. Sorto appena fuori dalle mura del borgo medioevale rappresenta il primo edificio costruito a Tolfa dopo la scoperta dei giacimenti di allume. Subito dietro si nota la Torre con l’Orologio, eretta nel 1602.

In Via Annibal Caro si incontra invece Palazzo Panetti, il più imponente dei palazzi rinascimentali di Tolfa (al numero 37): si può entrare nel suggestivo cortile interno con cisterna ottagonale, che tuttavia è ridotto ad un simil magazzino. Al civico 61 invece è visibile un’edicola in stile barocco con un’immagine della Vergine.

palazzo panetti tolfa

Proseguendo si arriva infine alla Chiesa e Convento dei Cappuccini, complesso la cui costruzione  ebbe inizio nel 1621, con i proventi dell’allume. All’interno della chiesa francescana si trova l’immagine della Madonna di Cibona del XV secolo, venerata dai locali, in particolar modo nella località de La Bianca, poco fuori Tolfa. In seguito all’abbandono della struttura da parte dei Frati Cappuccini, il convento è stato restaurato dai Gruppi Archeologici d’Italia. Dal 2017 la gestione è passata all’associazione del Centro Studi Italo-Norvegese.

Le epigrafi “nascoste” di Tolfa

Camminando tra le stradine del borgo bisogna aguzzare la vista per intercettare alcune testimonianze del passato.

Ad esempio, in via del Bagno sopra la porta di entrata di una casa si trovano due epigrafi con altrettanti proverbi, scoperte nel 1901, durante il restauro dell’abitazione, parte di un palazzo del XVI secolo.

Sulla prima epigrafe si legge: “SERVO SE FA CHI SUO SECRETO DICE”, con incisi due draghi intrecciati per le code. Sarebbe un aforisma del filosofo Francois de La Rochefoucould  contenuto nelle Memoires del 1653.

Sulla seconda invece “CHI VOLE ACREDENZA NON VENGA QUI HOGIE NON FO CREDENZA DOMANI SI”, con indicato l’anno 1537: in questo caso si tratterebbe di una traduzione di un passo di Varrone “Cras credo, hodie nihil”. Tale aforisma probabilmente era utilizzato nelle antiche botteghe per indicare che non si faceva credito agli avventori.

tolfa - epigrafe

La via più bella di Tolfa

Noterete, sparse per la città, alcune targhe che indicano “la via più bella”: si tratta delle strade vincitrici negli anni del concorso annuale, indetto dall’amministrazione comunale, che dal 2014 individua ogni estate la via più bella del centro storico: ogni cittadino è dunque chiamato per l’occasione ad abbellire balcone, scalinata, finestra, per dare lustro alla propria strada. Vi è anche la versione “invernale” del concorso, che incorona la “via più bella a Natale”: in questo caso ovviamente bisogna stupire la giuria con addobbi e lucine!
Il concorso, che per il Natale 2020 ha premiato piazzetta e via Maestre Pie, punta a sensibilizzare la cittadinanza, premiando i residenti che con amore si prendono cura dei propri vicoli.

tolfa la via più bella

La famosa borsa in cuoio di Tolfa: la catana

Non è un monumento, ma quasi. Prima di concludere la visita di Tolfa non dimenticate di affacciarvi in una delle botteghe del cuoio che si trovano su via Roma. Proprio qui si realizza la famosa e originale – nonché imitatissima – borsa “catana”, conosciuta anche per antonomasia come “la tolfa”.

La lavorazione del cuoio in queste zone ha origini antichissime. In particolare, la catana come borsa capiente per riporre gli arnesi dei butteri o i viveri dei contadini tolfetani (da qui anche il nome “tascapane”). In seguito utilizzata da pellegrini e commercianti e in generale dai viaggiatori per la sua forma pratica, venne poi scelta come accessorio da aggiungere alla divisa dei guardiani delle cave papali di allume di Tolfa.

La storia più recente vede la borsa protagonista assoluta nell’outfit di studenti e intellettuali degli anni ‘70. In questo periodo divenne infatti anche un simbolo della rivoluzione ideologica. Eskimo e tolfa indossata a tracolla e giornale sotto il braccio (Lotta Continua) identificavano i ragazzi della sinistra che rilanciarono così questo antico accessorio e l’economia del paese.

tolfa laboratorio catana

La catana “marchiata” di Tolfa

Il nome Catana ha origine incerta. Dovrebbe derivare da una piccola pistola a canna corta, chiamata proprio Catana e realizzata da una famiglia di artigiani armaioli I Cataní della Corsica. L’arma veniva inserita nella borsa dai Sorveglianti Corsi assoldati dalla Repubblica Genovese per le Cave Papali di Allumiere. Tuttavia, Catana è anche il termine che indica, nella Maremma Laziale e Toscana, la tasca posteriore molto capiente della giacca usata per la caccia chiamata “la cacciatora”. Per estensione, la stessa giacca finì col chiamarsi anch’essa “catana”.

catana tolfa

Oggi simboli e lotte hanno lasciato il posto alla lotta da parte degli artigiani per affermare la loro originalità contro la produzione in serie. Tante botteghe hanno purtroppo chiuso i battenti, ma quelle che resistono hanno di recente raggiunto il grande risultato di avere una Tolfa doc. Riconosciuta dal marchio Vera Tolfa, può essere lavorata artigianalmente solo da conciatori certificati che poi distribuiscono al dettaglio in tutta Italia.

Una produzione che rende vivo il paese e che ha permesso al mondo di conoscere Tolfa. Io sono entrata a dare una sbirciata nel laboratorio di Davide Vannicola. Se state organizzando una gita a Tolfa e vi interessa acquistare una catana vi consiglio di chiamarli per ordinarla in anticipo. In alternativa, potrete rivolgervi ai negozi autorizzati su Roma o nel resto d’Italia.

 

Dove mangiare a Tolfa

Dopo avere visitato Tolfa in lungo e in largo non c’è niente di meglio che una pausa mangereccia. Vi consiglio in questo caso il ristorante L’Edera, che si trova proprio su Piazza Vittorio Veneto e vanta una terrazza con vista panoramica. Cosa si mangia? Cucina tradizionale legata ai prodotti locali.

dove mangiare a tolfa - ristorante l'edera

Giorgia. Giornalista, blogger, ambientalista. Testa rossa, sempre. Amo i viaggi, la fotografia e la tecnologia. Nel mio zaino ci sono Arturo e Gertrude, due gufi che si amano e che mi accompagnano ad esplorare il mondo.

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